Sono a Monza e devo andare in un posto, non ricordo esattamente dove. So che sono in ritardo e che mi sono perso. Cammino a piedi dopo essere sceso dal treno. Devo assolutamente arrivare in tempo.
Fermo un tizio che guida uno strano mezzo pubblico, una specie di taxi che però non è un’automobile, è un carretto spinto da un motore elettrico che ha un solo posto a sedere. Mi siedo e lui parte. Arrivo sino alla fine della via principale e lì mi accorgo che sono andato troppo lontano, ma non posso chiedergli di tornare indietro, lui deve proseguire. Così scendo e mi incammino a piedi.
Sono in ritardo. Cerco di correre, ma non ci riesco. Le gambe sono impantanate nell’aria. Allora cammino lentamente per qualche metro e poi ci riprovo. Ma non c’è niente da fare. Si impastano le gambe in un fango trasparente. Perdo l’equilibrio e sto per cadere, ma il fango trasparente mi respinge ed io non cado, e mi rendo conto di poter volare.
Il sogno di poter volare
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